Cercas Javier - 2001 - Soldati di Salamina by Cercas Javier

Cercas Javier - 2001 - Soldati di Salamina by Cercas Javier

autore:Cercas Javier
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Historical, Fiction
ISBN: 9788823503076
editore: Guanda
pubblicato: 1999-12-31T23:00:00+00:00


Accadde diversi mesi più tardi, a Saragozza. Sánchez Mazas era ormai un uomo completamente diverso da quello che avevano conosciuto loro. Spinto dall’impeto della liberazione, si era gettato anima e corpo in un attivismo senza sosta: aveva visitato Barcellona, Burgos, Salamanca, Bilbao, Roma, San Sebastián; ovunque veniva accolto con omaggi e festeggiamenti in onore della libertà riacquistata e il suo impegno nella Spagna nazionalista come un apporto di inestimabile valore per l’avvenire del paese; in ogni occasione scriveva articoli, concedeva interviste, teneva conferenze, discorsi e interventi radiofonici nei quali alludeva velatamente a episodi della lunga prigionia e, con una fede incrollabile, si metteva al servizio del nuovo regime. Malgrado ciò, fin dall’indomani della partenza da Can Pigem, cominciando a frequentare a Barcellona l’ufficio di Dionisio Ridruejo, responsabile del settore Stampa e Propaganda, dove si riunivano assiduamente i vecchi e nuovi camerati della Falange intellettuale, Sánchez Mazas avvertì, tra le pieghe dell’atmosfera trionfalistica infarcita di apparente fraternità, le gelosie e la diffidenza che l’astuzia di Franco e i tre anni di conciliaboli cospirativi stavano suscitando tra i vincitori imboscati nella retroguardia. Avvertì tutto questo, ma parve non volerlo accettare. Il fatto resta inspiegabile: riacquistata la libertà, Sánchez Mazas sembrava voler vedere ogni cosa nel migliore dei modi, rifiutandosi persino di immaginare che la realtà della Spagna di Franco potesse differire soltanto di una virgola da come l’aveva desiderata; la stessa cosa non accadeva però ad alcuni suoi vecchi camerati falangisti. Da quando venne promulgato il Decreto di Unificazione, il 19 aprile 1937, un vero e proprio colpo di stato alla rovescia (come l’avrebbe definito anni più tardi Ridruejo) in seguito al quale tutte le forze politiche pronunciatesi in favore della sollevazione militare venivano integrate nel partito unico sotto il comando del Generalissimo, la vecchia guardia della Falange aveva cominciato a intuire che la rivoluzione fascista tanto vagheggiata non si sarebbe mai realizzata perché il cocktail ibrido e improvvisato della sua dottrina – che pretendeva di amalgamare in un composto brillante, demagogico e impossibile la salvaguardia di certi valori tradizionali con l’urgenza di profondi cambiamenti nella struttura sociale ed economica del paese, il terrore dei ceti medi di fronte alla rivoluzione proletaria e l’irrazionalismo vitalista di radice nietzscheiana che, in contrapposizione al “quieto vivere” borghese, propugnava il “vivere pericolosamente” dei romantici – avrebbe finito per diluirsi in un vinello annacquato, prevedibile, conservatore e bigotto. Nel 1937, decapitata dalla perdita di José Antonio, addomesticata come ideologia e annullata come apparato di potere autonomo, Franco poteva ormai usare la Falange, con tutta la sua retorica, i rituali e le svariate manifestazioni esteriori di impronta fascista, in qualità di strumento finalizzato a omologare il suo regime accanto alla Germania di Hitler e all’Italia di Mussolini (dai quali tanti aiuti aveva ricevuto e riceveva e sperava di continuare a ricevere ancora), ma poteva anche usarla, e questo lo aveva previsto e temuto José Antonio diversi anni prima, «come un mero elemento ausiliario di scontro, come una guardia d’assalto della reazione, una milizia giovanile destinata a sfilare davanti agli arrivisti avvinghiati al potere».



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